ANNABELLE 2 – CREATION

Pubblicato: 22 settembre 2017 in Cinema

Il termine “industria” alle volte salta all’occhio quando si pensa al processo per arrivare ad un determinato film. Non si tratta, infatti, di creatività ma di puro calcolo a tavolino, che porta a realizzare un film di fantasmi tratto da una storia vera (“The Conjuring”) al successo del quale si fa seguire uno spin-off su un personaggio che si è impresso in maniera più profonda nell’immaginario del pubblico (la bambola Annabelle). E poi al primo film viene dato un seguito, e anche allo spin-off. Così sul successo di un film ne nascono altri tre, e le due serie sono destinate a proseguire in parallelo.

Non è una critica ma una constatazione, fatta da chi vive in un Paese nel quale il cinema da almeno vent’anni non ha neanche la parvenza di un’industria, specie così elaborata (cambiare la location del film di Natale di De Sica, come si è fatto fino a qualche anno fa, è un ben misero sforzo per creare industria).

Naturalmente se parliamo del prodotto in sé, può riuscire meglio o peggio, lo script può avere qualche idea di rilievo o meno, ma il prodotto finale, non certo opera di un regista/artista ma di un team nel quale primeggia il produttore (neanche la star di turno, non trattandosi di blockbuster), resta un prodotto, semplice macchina da soldi calcolata a colpi di sondaggi.

Meglio la nostra non/industria che alle volte crea qualche buon film? Il cinema americano, quello francese, spagnolo, indiano ecc. sono pieni di buoni film, il cui costo in termini di rischio di investimento è coperto proprio dall’industria (era così anche nei nostri anni ’70 e ’80, con i film di Fellini e Antonioni finanziati con i soldi degli spaghetti western e delle commedie). Tranne i rari casi molto noti che si contano sulle dita di una sola mano, invece, il cinema italiano sforna poche piccole opere a diffusione interna (quando vengono diffuse) e poche, pochissime, sono colpi di genio.

Non è la voglia di recriminazioni che spinge a questo tipo di considerazioni, ma la riflessione che nasce dall’osservazione di questo prodotto di genere onesto e curato, che fa la sua parte per gli appassionati garantendo vendite in tutto il mondo e un successo magari non stratosferico ma sicuro e solido. Con quei soldi la Warner Bros garantirà la produzione di film di autori da Festival, senza il pericolo di chiudere i battenti se dovessero rivelarsi dei flop.

“Annabelle 2 – Creation” come d’uso negli ultimi anni non prosegue la storia del primo film ma ne è il prequel, spiega cioè la nascita della bambola posseduta dal demonio. Siamo nell’America rurale degli nni ’50, il padre di famiglia, con barba da mormone e faccia mite, realizza bambole artigianali dopo essere andato a messa con moglie e figlia. Ma la figlia viene investita dall’unica auto che passa in una strada polverosa e dispersa mentre l’auto di famiglia è ferma sul bordo strada, in panne.

Anni dopo il tragico evento, marito e moglie decidono di far diventare la loro abitazione una casa-famiglia per un gruppo di orfanelle al seguito di una giovane suora sudamericana. Le bambine sono troppo curiose e penetrano dove non dovrebbero, risvegliando il demone e con esso Annabelle.

Piacevole e senza ecessi negli effetti speciali, mantiene desta l’attenzione e la tensione fino all’ultima inquadratura.

 

 

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